martedì 21 gennaio 2014

Attività per i piccolini.

Nonostante abbia usufruito della presenza di un'au pair praticamente dalla nascita, JF è  quello dei miei figli con cui la ragazza alla pari ha maggiori difficoltà nell'interazione
Al momento il mio terzogenito ha quattro anni, non sa ancora leggere, i suoi tempi di attenzione sono abbastanza limitati e ehm non è  che sia un grande oratore, neanche in italiano.
Un altro problema da noi riscontrato è che spesso, la sua personalità  viene completamente sovrastata da quella dei "grandi fratelli"
Per fornire  anche a lui stimoli comunicazionali abbiamo quindi messo in atto le seguenti strategie.
1) Cerchiamo di offrirgli, con cadenza almeno trisettimanale, momenti in completa esclusiva con l'au pair.
2) Abbiamo comperato alcuni giocattoli che possono essere usati solo per giocare in inglese, Questi giochi devono essere vari,  sufficientemente attraenti (non destinate allo scopo i giochi scartati o i regali non graditi) e devono  incoraggiare l'utilizzo del linguaggio mediante la creazione di piccoli dialoghi, la classificazione di classi di oggetti e la loro collocazione spaziale.
Al momento la nostra dotazione di base si compone di:
  • Arca di Noè Playmobil. Un vero e proprio investimento però  ripagato dall'entusiasmo duraturo. Grazie a questo giocattolo ha imparato il nome degli animali, le relazioni di parentela, diversi  termini riferibili alle relazioni spaziali come "dentro", "fuori", "davanti", "dietro", "sopra", sotto" e alcuni degli opposti più comuni.
  • Una bambola di stoffa con qualche vestitino per i giochi di ruolo e per imparare a denominare indumenti e parti del corpo.
  • Alcune macchinine da utilizzare su un libro percorso.
  • La riproduzione di parecchi alimenti.
  • Una casetta in miniatura con mobilia e famigliola occupante compresa di cane e gatto.
  • La caserma dei pompieri Lego grazie alla quale ha imparato a contare in inglese (fino a cinquanta!) i colori, le relazioni temporali (prima mettiamo un mattoncino giallo e poi uno blu,  mentre io metto le ruote al camion tu metti i pompieri sul tetto....) e quelle causa-effetto.
  • Un puzzle di legno con varie forme geometriche da incastrare.
Troviamo che questa sia una cosa molto utile, appena li vede JF comincia subito a parlottare in inglese.
Ovviamente il tutto è  continuamente integrato dai fantastiliardi di giochi che girano per casa.
3) La sera, prima di cena, c'è  il momento della lettura dove Vic e JF scelgono un libro a testa.
Al momento il preferito di JF è  un grande classico: "The Grufalo".
4) Anche JF, come i suoi fratelli, si dedica alla compilazione giornaliera di un libro pre-school: "Activity Book for children 1" della casa editrice Oxford English.


5) Ogni lunedì  pomeriggio, approfittando del rientro tardivo del Vic,  invitiamo quattro amichetti dell'asilo a casa nostra per poter svolgere delle attività  insieme. Certo è  un bel sacrificio avere cinque  bambini che rotolano come biglie impazzite nel mio soggiorno ma JF ne è  molto contento (e la Number Seven pure visto che riceve cinque euro per ogni bambino presente).
6) Ho provato con tutte le mie forze a mandarla alla scuola di infanzia frequentata da JF ma veramente non c'è stato verso, qui ho trovato un muro di resistenze veramente invalicabile.
7) In automobile ascoltiamo esclusivamente canzoncine in inglese.
8) Gli abbiamo stampato moltissime flash cards (animali, alimenti, veicoli, condizioni atmosferiche...) con cui si intrattiene giornalmente.
9) Cerchiamo di proporre alcune esperienze che si svolgono con le medesime modalità tutte le settimane (ad esempio tutti i giovedì la N7 gli fa il bagnetto, vanno a cercare insieme biancheria e asciugamani, fanno scorrere l'acqua, JF insapona le varie parti del corpo dicendo il loro nome in inglese, giocano a far nuotare i paciocchini (che invariabilmente affogano...)
10) Ebbene sì! Gli facciamo vedere Peppa Pig in inglese. Il povero JF è sistematicamente vessato dai fratelli che gli impongonoi cartoni animati di loro gradimento, impedendogli la visione delle avventure suine. Quando gli mettiamo su il CD  quindi è  così  contento che non prova neanche ad articolare un timido "In italiano..."
Queste sono le idee che mi sono venute finora per dare una piccola spintarella al dialogo in lingua straniera.
Mi piacerebbe molto ricevere contributi sull'argomento da parte di altri genitori.



2 commenti:

  1. Caspita, non so se saprei fare di meglio... quante occasione che hai creato, ottime abitudini!!!
    Al contrario, il papà dei miei nipotini, che parla inglese e francese, non si è mai degnato di parlare con loro in lingua. Solo in uno stentato e poco corretto italiano: quanta ricchezza gettata al vento!!!

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  2. Un peccato in effetti. Anche perché meglio una qualsiasi lingua fluente che un italiano raffazzonato. Io sgrido sempre Carmensempresialodata perché non parla in rumeno al figlio. Il rapporto con le au pair spesso per i bambini non è naturale (specie per i malmostosi come il mio JF) per cui bisogna cercare delle piccole strategie.

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