martedì 24 settembre 2013

Una tranquilla giornata...

So che, nell'immaginario collettivo, il mestiere dell'insegnante equivale a un qualsiasi passatempo ozioso cui sono dedite potenziali casalinghe desiderose di sottrarsi al tedio della vita domestiche  o uomini senza nerbo incapaci di dedicarsi a una occupazione perbene.
Praticamente un non lavoro.
Parecchie persone si mostrano  stupite nel vedermi lavorare anche il pomeriggio, le mie amiche (con occupazioni serie ) spesso mi apostrofano con un "Ma come, ti ho telefonato ieri dalle nove alle dieci di MATTINA e tu non hai mai risposto, come mai?"
Le altre mamme dell'asilo mi domandano scandalizzate come mai il piccolo, fragile e berciante JF sia sistematicamente accompagnato dal padre. JF e le sue vibrate rimostranze sono ormai famosi presso l'intero l'istituto comprensivo. Tutte mostrano un vivo compatimento nei confronti del Pan, costretto dai capricci della sua moglie indegna, a sobbarcarsi l'entrata e la vestizione della piccola scimmia urlatrice del grazioso pargoletto. Una, scuotendo la testa mi ha detto: "Certo che ti risparmi un grande dolore delegando, ne fossi capace io...".
Ma come mai la prof si disinteressa così palesemente della creatura che ha incautamente messo al mondo? Perchè  alle otto e trenta non cinguetta giuliva nei locali della scuola d'infanzia ammirando collages di riso e composizioni di cartapesta?
Prendiamo una mattinata a caso...
Oggi mi sono alzata (come ogni lunedì e venerdì) alle ore sei per recarmi alla stazione di Rosta.
Alle ore sei e mezza sono uscita di casa. Fortunatamente tutta la famiglia era addormentata per cui niente ha intralciato la mia sortita. Spesso, prima di guadagnare la porta  devo risolvere alcuni drammi esistenziali quali: "Dov'è  il grembiulino giallo?" "L'asciugamano di JF?", "Ah a proposito la maestra aveva detto che dovevamo portare una copertina bianca...e anche una verde e una viola...", "Mamma non mi hai firmato il diario, mi daranno una nota e tutta la mia carriera scolastica ne sarà  indelebilmente macchiata"(la nostra preadolescente tende parecchio al drammatico in ultimo).
Nella magica alba di stamani però  ho potuto salire in macchina indisturbata. Sono arrivata a Rosta alle ore sei e cinquanta (come da tabella di marcia). Ho parcheggiato (neanche eccessivamente lontano) e mi sono diretta verso il giornalaio per acquistare i necessari documenti di viaggio (dato che, come ricorderete, a Rosta non esistono biglietterie o capistazione).
Ho trovato il giornalaio un pochino sottotono, ha appena accennato una piccola protesta lamentando la scarsa distribuzione di biglietti chilometrici e le lamentele dei viaggiatori che, ahinoi, ricadono interamente sulle sue stanche spalle.
Mi sono quindi serenamente disposta sulla banchina in attesa del treno. Alle 7.05 stavo per obliterare il biglietto quando..."Il treno numero...proveniente da Torino Porta Nuova e diretto a Susa è stato soppresso. Ci scusiamo con i viaggiatori per il disagio."
Treno soppresso???? E me lo chiamate disagio?
Mi sono quindi ridiretta verso l'auto mentre uno studente della mia scuola e la di lui madre, mi hanno supplicato di dargli un passaggio e, visto che era maggiorenne, ho acconsentito.
Il baldo giovanotto e la sottoscritta si sono quindi diretti verso la strada militare che attraversa la Val di Susa.
Per completezza di informazione devo però  aggiungere tre particolari: la mia automobile era in riserva fissa da venerdì, avevo , dopo l'acquisto dei biglietti, cinque euro in tasca e la mia carta di credito risultava  inservibile fino al primo di ottobre avendo io, da una quindicina di giorni, sforato il massimale.
Per tutta la durata del viaggio ho seriamente temuto la sosta forzata in mezzo al nulla e ai cartelli No Tav.
Aggiungo un'altra notiziola: incredibilmente ero fornita di telefono cellulare e detto strumento era pure carico (circostanza praticamente unica) MA detto arnese era comunque inutilizzabile avendomi il Pan cambiato operatore nella sua continua e spasmodica ricerca del piano tariffario più economico dell'universo e la nuova scheda non risultava ancora attiva.
Miracolosamente arriviamo a Susa e pure in orario.
Parcheggio, scendo e una vettura in manovra mi urta violentemente il polpaccio.
Entro a scuola zoppicando vistosamente e mi dirigo verso la mia classe. Manca l'80% degli studenti causa treno per cui mi tocca pure una chilometrica compilazione del registro.
E le lezioni non sono manco ancora iniziate...







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